Associazione

Incontri ravvicinati di tipo F

7 365909 16112016Di più non si poteva chiedere. Una settimana di sole incredibile, quando le previsioni ipotizzavano qualcosa di diverso, molto diverso.
Siamo stati fortunati con il meteo, ma ancor più se pensiamo al programma “Anvedi ao... tocca annacce!” (leggi qui) che Arance di Natale ha proposto come cornice alla tradizionale Assemblea dei Soci di fine anno, dove scambiarsi anche, come consuetudine, gli auguri di Natale.

Visitare Roma è sempre una scoperta, soprattutto se sapientemente accompagnati da guide esperte come quelle che abbiamo avuto. Sempre puntuali e precise nell’illustrarci basiliche, palazzi, musei o durante le passeggiate itineranti, facendoci gustare appieno le bellezze della Città Eterna e facendoci scoprire molte cose fuori dai tradizionali circuiti turistici.

Cultura a parte, il momento più aggregante ed emozionante è stata l’Udienza di mercoledì 16 di Papa Francesco. Trovarsi in Piazza San Pietro, per di più comodamente seduti al centro della piazza, non è cosa da poco, anche se, grazie ad Arance di Natale, questa esperienza l’abbiamo già vissuta nel 2014 in occasione del ventennale di attività dell’associazione (in quell’occasione eravamo molti di più).
Nel corso dell’Udienza è accaduto un fatto assolutamente non previsto. Il nostro Presidente è stato “prelevato” da un gendarme e da un signore molto elegante che lo hanno invitato ad alzarsi e a seguirli. E’ scomparso dalla vista dei soci di Arance e non se ne è saputo più nulla. Tra di noi serpeggiava lo sgomento e sui volti di tutti si leggeva: cosa sarà successo?
Dopo circa un’ora è magicamente ricomparso, sembrava più leggero ed era molto ma molto più sorridente. Cos'era accaduto? Ecco cosa ci racconta.

 

"Le parole non possono descrivere le infinite emozioni che in me ha suscitato l’incontro ravvicinato con Francesco e la possibilità di parlare con lui, seppur brevemente.

Già un tuffo al cuore l’ho avuto quando ho visto avvicinarsi, al centro della piazza, due figure “particolari”. Uno era, vista la ricetrasmittente in mano e gli auricolari, un responsabile della sicurezza; l’altro, in divisa, era un poliziotto della Gendarmeria vaticana. Con poche parole mi hanno, da un lato, rassicurato (il nostro gruppo non aveva fatto niente di disdicevole) ma, dall’altro, creato un nuovo allarme.

Ero stato invitato a salire vicino al palco del Santo Padre per fare il baciamano! Bello, bellissimo, ma come si fa un baciamano, per di più con il Papa? Ho, quindi, cominciato a chiederlo alla mia “scorta” che mi ha tranquillizzato, dicendomi che sarei stato istruito una volta arrivato al palco.

Solo che, per arrivare, mi hanno fatto attraversare la piazza in mezzo alla folla e salire al centro della gradinata di fronte al palco. Niente di faticoso, per carità, ma io indossavo un giubbotto di un vivacissimo bel colore arancio (tipo giubbetti di sicurezza) e camminavo in mezzo a queste due persone. Vedevo e sentivo gli sguardi delle persone che pensavano “Questo cosa avrà combinato?”.

Arrivato in cima ai gradini, sono stato “consegnato” ad altre tre persone e, infine, fatto accomodare in un piccolo “recinto” di fianco al palco, dove c’erano altre 12/15 persone. Analoga situazione c’era sull’altro lato del palco.

Terminata l’udienza, Francesco si è avvicinato alle persone in quest’ultima zona, intrattenendosi con ognuna di loro. Osservando, mi sono reso conto che tutti avevano un dono da dare al Papa. Io no, perché tutto questo non era previsto! Finito di salutare un gruppo di sposi, radunati davanti alla Basilica, il Papa sarebbe arrivato da me, il primo della fila. Cosa faccio? Scartata subito l’idea di donargli la maglietta dell’associazione, togliermela di dosso in quella situazione forse non era il caso. In testa avevo il cappellino dell’associazione, me lo sono tolto e appoggiato sulla transenna, meditabondo.

Papa Francesco sì è avvicinato, ha allungato il braccio ed io ho fatto il baciamano, come mi era stato spiegato. Eravamo divisi solo da una transenna, gli ho fatto vedere la maglietta e cercato di spiegare in poche parole cosa fa la nostra associazione. Mi ha risposto con un “Bravi, bravi”. Io ero ancora tremendamente indeciso sul cappellino ma, alla fine, mi sono buttato e mi è uscito questo “Non è come quello che ha in testa lei, è anche usato, ma se lo accetta glielo regalo volentieri”. Non mi ha detto nulla ma l’ha preso in mano e l’ha tenuto un po’, prima di passarlo a un guardaspalle. Poi mi ha preso entrambe le mani, ha sussurrato qualcosa che non sono riuscito a capire ed è andato oltre.

Ho fatto un po’ di cronaca. Impossibile, per me, riuscire a trasmettere con le parole le emozioni vissute in questa mattinata del 16 novembre 2016. Di certo è un bellissimo ricordo che porterò dentro per sempre”.

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© L'Osservatore Romano
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