Ultreia!

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Chi siamo noi camperisti? Come prima cosa siamo uomini con i desideri e le esigenze degli esseri umani; dunque siamo, per molti aspetti, tutti uguali e simili, per altri assolutamente unici e pertanto tutti diversi. Siamo anche cittadini italiani (con i pregi e i difetti degli italiani), e ognuno di noi esercita un lavoro (Marx: l’importanza delle “mani”: l’uomo è l’unico essere che procura con le mani il proprio sostentamento, non esiste in natura la pagnotta e nemmeno l’albero delle scarpe). Da ultimo siamo camperisti: abbiamo un mezzo per viaggiare e conoscere il mondo. A proposito, caro Franco, quando venderemo il camper, che cosa faremo nell’Associazione? Che funzione potremmo avere nella nostra cara Associazione?

Siamo camperisti, ma camperisti speciali! Molto speciali: infatti, dove andiamo, portiamo anche solidarietà! Le due cose stanno assieme: viaggiamo per conoscere il mondo e per portare solidarietà. Viaggiare, però, è il nostro primo mestiere: se viaggiamo solo per portare solidarietà potevamo andare in missione e basta! Invece vogliamo viaggiare, scoprire paesi nuovi, conoscere culture e monumenti nuovi, avvicinare i popoli … non per nulla siamo eredi di Marco Polo e di Cristoforo Colombo. E i viaggi devono essere possibilmente sempre originali: non siamo come le formiche che fanno il solito tragitto dal campo al formicaio.

Vengo ora al motivo della presente lettera. “La Voce dei Berici” è il settimanale della Diocesi di Vicenza (certamente non è importante come il “Corriere” o come la “Stampa”!): è costituito di poche pagine con articoli quasi tutti religiosi (non tutti), ma niente male. Ora la modesta “Voce dei Berici” di domenica 16 settembre 2018 offriva, sul supplemento del settimanale, due articoli proprio sull’Azerbaijan! Due articoli, non uno: il primo intitolato “Azerbaijan: meraviglia del Caucaso” e “culla della storia umana”, e il secondo intitolato “Nepal e Azerbaijan: tra archeologia, natura e spiritualità”.

Il primo articolo, più consistente, esaltava l’Azerbaijan come cerniera tra l’Asia e l’Europa (la “terra del fuoco”: perché probabilmente il petrolio è sempre sgorgato e sempre è stato utilizzato per illuninare o riscaldare), la cui capitale, Baki, presenta una “città vecchia” patrimonio dell’umanità, e una “città moderna” con edifici e grattacieli straordinari, come abbiamo visto con i nostri occhi nel 2017. L’articolo non solo esaltava i monti del Caucaso Settentrionale (bello, suggestivo il Caucaso, ma noi conosciamo solo quello della Georgia!), ma anche i grafiti di Qobustan e il Palazzo di Sheki e aggiungeva dati che non conoscevo: in Azerbaijan dal 19° secolo trovarono ospitalità comunità tedesche e luterane, soprattutto a Ganja e a Goygol, che molto hanno contribuito allo sviluppo del paese.

Perché scrivo tutto questo? Per dire che l’Azerbaijan sta diventando di moda e per ricordare che noi di Arance di Natale abbiamo anticipato tutti: noi l’Azerbaijan l’abbiamo toccato e ammirato. Adesso però non lo dobbiamo dimenticare. Se siamo viaggiatori (e lo siamo!) siamo anche cittadini del mondo e non siamo come le formiche! La nostra “Gerusalemme” (la nostra Mecca!) resta sempre l’Ospedale di Ashotsk, ma dobbiamo avere il coraggio di andare sempre oltre!

Ultreia.

Benito Gramola

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