Letture serali (in camper ovviamente)

letture serali

Ecco un nuovo racconto del nostro amico Benito Gramola. 
Arguto e pungente come sempre, ancora una volta ci offre alcuni spunti per meditare su noi stessi e sul nostro essere di questi tempi.

   In camper, al mare o in montagna, la sera si legge… così il tempo passa prima e meglio. Quando si parte il camper è “pieno”: è buona abitudine, ad esempio, andare a fare la spesa prima della partenza nel supermercato noto e frequentato, si sa che cosa scegliere e si sanno i prezzi. Nei luoghi di villeggiatura la “roba” costa sempre di più. Questo nulla impedisce che proprio lì, al mare o in montagna, la moglie trovi, del tutto casualmente nel negozio più lussuoso, un paio di sandali che cercava da tempo (non che non avesse già il modello, ma il colore è diverso!) e la cintura che le mancava (per sostituire quella con la fibbia ormai consunta, acquisto dell’ultimo viaggio in Tunisia!).

   Tutti noi abbiamo comperato libri, poi non letti per molti motivi: perché non c’era il tempo e perché avevamo tante cose da fare. C’è sempre tanto da fare in famiglia: tenere in ordine la casa, preparare i pasti, lavare e stirare (il cesto della roba pulita da stirare è sempre colmo!), innaffiare l’orto e così via. E chi fa tutto questo è quasi sempre la moglie. Anche i libri, quando si parte, sono scelti dalla moglie, che li colloca in camper in una retina fissata sopra il letto, dove rimetterli un attimo prima di prendere sonno.

La moglie sceglie libri classici e letterari, ma anche qualche “noir” e, quest’anno, “Le storie di Vigàta” di Andrea Camilleri, avuti in dono con “La Repubblica”. I classici sono sempre utili per fare cultura e per citarli nelle conversazioni. Ci sono ancora in giro persone con un libro in mano? Credo di no! Il libro, nato con Gutenberg nella seconda metà del 15° secolo e lanciato dagli illuministi, è ormai un prodotto superato… come i giocattoli di una volta, come le macchine da scrivere Olivetti, come i telefoni fissi. Per strada non s’incontrano persone che camminano con un libro sotto il braccio, ma con il cellulare davanti alla bocca, parlando ad alta voce (talvolta senza guardare dove mettono i piedi!) magari con un tizio in capo al mondo!

   Questa volta la moglie prende dalla nostra biblioteca “Anna Karènina” di Lev Nikolàevic Tolstòj (1828-1910, nato e morto a Jàsnaja Poljàna, cittadina che noi camperisti di “Arance di Natale” abbiamo attraversato di ritorno dalla Mongolia e da Mosca il 25 agosto 2008). E’ un’edizione vecchia del 1965, letta chissà quanti anni fa e dimenticata! 823 pagine, formato tascabile, carta con macchie di umidità, edizione economica Garzanti. Ci vuole pazienza e coraggio a iniziare il romanzo, ma dopo le prime pagine mia moglie ne è presa.

   Mi spiega, mentre io ascolto distrattamente pensando ad altro, come si comportano alcuni personaggi, nobili proprietari russi (come lo era Tolstòj): il principe Stepàn Arkàdic, la moglie Dàrija Aleksàndrovna e la sorella minore di questa, la bella Kitty, la protagonista Anna Karènina, poi suicida, e il marito Aleksèj Aleksàndrovic e altri, che vi invito a scoprire da voi. Mi legge anche alcune interessanti righe sulla bellissima Kitty, in gioventù tutta presa dai suoi problemi d’amore e decisa a sposare un giovane avvenente e ricco, ma poi capisce che per essere felici basta poco: basta dimenticare se stessi e amare gli altri.

   Tolstoj è un romanziere con una concezione della vita “rivoluzionaria”: condanna ogni guerra, condanna la resistenza al male (“tu porgerai l’altra guancia”), la giustizia umana (“non giudicare”), il potere fondato sulla violenza (ce n’è tanto oggi nel mondo!), l’ineguaglianza e il lusso, l’industria e la proprietà quando producono solo schiavi (“Ogni guadagno, che non corrisponde al lavoro che vi è stato impegnato, è disonesto”: vale a dire che l’arricchimento, frutto di astuzia e di speculazione, è male!). Condanna perfino la stessa “ragione” perché -afferma Tolstoj- la felicità nasce dal “cuore”, non dalla conoscenza e dalla scienza!

   A mia moglie, e anche a me per essere sinceri (anzi, forse a me più che a lei!), è subito piaciuto Konstantìn Dmìtric Lèvin, l’aristocratico innamorato di Kitty e inizialmente respinto, ma poi felicemente sposato. A me piace il personaggio, che poi impersona lo stesso Tolstoj, perché è un innamorato della campagna (come me); perché abita in provincia e gode a faticare fisicamente (falciare, rastrellare, recintare); perché s’interessa della vita dei contadini e della povera gente e si annoia nelle feste in città.

   Mia moglie quest’anno, ed è la prima volta, ha voluto (o dovuto, dice!) andare alle Terme di Bibione per le inalazioni -noi andavamo di solito a Caorle, che non è solo una spiaggia, ma una comunità con anche la spiaggia- e ha voluto andare in un campeggio a 3 stelle con ombrellone, lettino e sedia a sdraio in seconda fila davanti al mare (prima l’ombrellone e la sedia a sdraio ce li portavamo a mano sulla spiaggia libera!). Dovete sapere che chi scrive ha acquistato il primo camper e poi gli altri camper (non “camper nuovi”, ma “nuovi camper” per lui, sempre vecchi però e senza tendalino!) per vedere il mondo, avendo in odio le autostrade, i pedaggi, i campeggi, il mare, le soste e altro. Conclusione: si può cambiare… anche a una certa età!

   Al campeggio “Dune” di Bibione finalmente possiamo leggere con calma e per intero il romanzo di Tolstoj sotto l’ombrellone e discuterlo (un “classico” è sempre attuale!), dimenticando il povero presente: il Covid-19 (con le numerose e sempre peggiori “varianti”), le disavventure dei Cinque Stelle, la Brexit, la faccia di Putin, i soliti personaggi che occupano la TV (Salvini, la Meloni, Renzi, Licia Colò, Giovanni Floris, Massimo Giletti ecc.) e l’arrivo dei profughi a Lampedusa (poveri, sporchi e ammalati, che ci portano via tutto, anche l’aria che respiriamo, o ricchissimi in grado di pagarsi il barcone e l’attraversata del Sahara?). A guardarci attorno in spiaggia, lettori di romanzi non ne vediamo: chi legge o parla lo fa col cellulare. Così va il mondo. Tra i bagnanti (soprattutto nonne e bambini con paletta e secchiello, impegnatissimi a scavare buchi nella sabbia e a versarvi l’acqua di mare) vuoi che non ci sia un curioso, che ci chieda che cosa leggiamo? Tranquilli: non c’è!

   La cena dev’essere sempre parca a casa come al mare, perché aiuta a dormire meglio e a non russare. La sera, quando il sole sta per calare e il caldo non opprime più, è il miglior momento della giornata. Subito dopo cena, lo scrivente incomincia ad aver sonno: di solito resiste fino alle 21 e un quarto; poi guarda l’orologio a batteria in cucina e scappa a letto, dicendo: “Mamma mia! Che tardi!”. La moglie, invece, prima va ai servizi del campeggio a lavare le stoviglie (anche questa operazione è “rivoluzionaria”; prima faceva tutto e solo in camper!), poi continua a leggere ancora un po’ sotto il gazebo (che da noi sostituisce il tendalino). Finalmente rientra in camper per paura delle zanzare e accende tutti i fornelletti possibili e, per non disturbare il marito, continua a leggere nella dinette: la signora non ha ancora sonno, anche se ha preso mezza, talvolta due mezze pastiglie. Solo molto tardi si decide a venire a letto, scavalcandomi.

   Adesso -voi penserete- finalmente chiuderà Tolstoj e dormirà. Invece no! Viene a letto per continuare a leggere! Non è colpa sua se il sonno non le viene ancora! Ancora per non disturbare il marito -dice- accende una piccolissima torcia, di cui ha inesauribili ricambi di batteria. La torcia -piccolissima come dicevo-, può tenerla perfino in bocca, ma anche posarla sul petto, illuminando esattamente la pagina del libro, che sorregge di fronte, mentre tutte le altre luci del camper sono spente. Anche il marito non riesce a prendere sonno e continua a girarsi sul letto: ma che importa? Ogni tanto guarda di sottecchi dalla parte della moglie, facendo finta di riposare, pensando a quando la cara consorte, stanca di leggere, spegnerà la pila... la sua capacità di lettura, però, è notevolissima, merito anche di Tolstoj.

   Ad un certo punto la moglie russa (adagio, delicatamente: non ricordateglielo perché è l’offesa peggiore che le si possa fare!). Allora il marito apre bene gli occhi e guarda con attenzione: non solo russa, ma tiene anche gli occhi chiusi. Lo scrivente non è mai stato capace di russare e di leggere a occhi chiusi! A osservare meglio la signora non gira neanche le pagine. Forse sta meditando? La pagina illuminata dalla torcia, poi, è una pagina bianca tra un capitolo e l’altro. Altro miracolo!

   Allora il marito -sono proprio io che sto scrivendo- si decide di toglierle con delicatezza dalle mani il libro… ma la signora si scuote un poco e dice severamente mezzo assonnata: “Non penserai forse che stia dormendo?”, minacciando di voler riprendere la lettura. L’ultima sfida. Ma non prendo più paura! La resa è imminente… la disfatta, attesa a lungo, sta per arrivare… la possibilità di dormire finalmente non è lontana… ancora un poco di pazienza ed è fatta!

   Se anche voi camperisti avete qualche problema di sonno perché non acquistate “Anna Karènina” e vi innamorate di Konstantìn Dmìtric Lèvin?

Beni.

 

 

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