Incontri

collieuganei2021

"Quando l’ospitale Assessora del Comune di Battaglia Terme, accogliendoci gentilmente in municipio (venerdì sera, 15 ottobre 2021) e offrendoci l’aperitivo, definì l’arrivo dei camper di “Arance di Natale” una felice “riunione”, il Presidente Franco, nel ringraziare, specificò garbatamente che noi chiamiamo queste esperienze (questi “eventi”, come si dice oggi) “Incontri”. Ed io desidero intitolare questo racconto “Incontri”, sia esso l’ennesima continuazione di quelli indimenticabili del passato, sia esso l’inizio di una nuova serie ancora più sentita e gratificante".

Così inizia il racconto dell'incontro che si è svolto lo scorso mese di ottobre e avente come filo conduttore i Colli Euganei.

In questo video potete guardare il racconto per immagini dell'incontro. Buona lettura e buona visione!

 

“Incontri”

Quando l’ospitale Assessora del Comune di Battaglia Terme, accogliendoci gentilmente in municipio (venerdì sera, 15 ottobre 2021) e offrendoci l’aperitivo, definì l’arrivo dei camper di “Arance di Natale” una felice “riunione”, il Presidente Franco, nel ringraziare, specificò garbatamente che noi chiamiamo queste esperienze (questi “eventi”, come si dice oggi) “Incontri”. Ed io desidero intitolare questo racconto “Incontri”, sia esso l’ennesima continuazione di quelli indimenticabili del passato, sia esso l’inizio di una nuova serie ancora più sentita e gratificante. “Incontri”: nostri eventi sociali senz’altro scopo che quello di ritrovarci, di rivedere le nostre facce, di ricordare i bei tempi passati e i prestigiosi (taluni “demenziali”: non spaventi la gloriosa e ormai storica parola!) viaggi compiuti assieme (che non ritorneranno più, ma che, proprio per questo, non bisogna dimenticare: “la strada è la miglior abitazione al mondo!”); “Incontri”: che hanno anche una seconda finalità, sempre seconda però: quella di conoscere altri luoghi e altre regioni italiane.

Che cosa lega assieme effettivamente camperisti (parola bruttina!) provenienti da regioni diverse e spesso lontane? A Battaglia Terme, dopo mesi di pandemia, di “chiusura” (meglio: di “clausura”) e di obbligata inattività sodale, c’era sì un gruppo limitato di iscritti, però in arrivo dal Piemonte, dalla Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana. Torno a domandarmi: che cosa li lega insieme? Secondo me “fili” sottili e invisibili, ma resistentissimi, che, spontaneamente e un poco inconsciamente, s’intrecciano per affinità tra persone una volta sconosciute, affinità che possono andare dalla passione per i viaggi a molteplici altri interessi e curiosità come, ad esempio, l’amore per la natura, per il paesaggio, l’arte, lo sport (lo scrivente è interista! Che sia il caso di creare una sottosezione di “camperisti-interisti” come quella dei “camperisti-scooteristi”?) e altro ancora.

Alcuni di questi “fili” hanno indubbiamente un’origine “amicale” (nei viaggi abbiamo conosciuto amici, che desideriamo ritrovare; così, prima di ogni “Incontro”, mia moglie mi chiede: “Ci saranno Ennio, Raffaele e Franca, Armida e Ivano, Oriano, Roberta e Roberto, Marina e Giuliano, Gabriella e Francesco, Rosalia e Claudio, Mirella e Michele, Raimondo?”); altri “fili” potranno avere affinità turistica (ci piace ritornare a vedere luoghi e cose, magari già viste, ma in maniera superficiale!) e altro ancora. Soddisfare questi bisogni dopo un’improvvisa e inaspettata pandemia, simile agli storici contagi medievali, è come un’iniezione vitaminica, una sorsata di euforia: ecco -io credo- perché gli iscritti di “Arance di Natale” corrono agli “Incontri”, esaurendo il numero delle presenze dopo soltanto un quarto d’ora dall’apertura!

All’apertura dell’iscrizione lo scrivente era un po’ perplesso, mentre la moglie fu subito decisa: non le interessava soltanto la meta, ma soprattutto la possibilità di poter incontrare vecchi amici: ecco uno dei “fili” entrare in gioco. Quali amici? In “Arance di Natale”, associazione libera, che rilascia tesserini d’adesione gratuiti, siamo tutti amici (se uno è iscritto ad “Arance di Natale” è automaticamente un amico! Se uno a Canicattì, a Karlovac, a Izmir, a Lublin incontra un camperista italiano, che nella conversazione si dichiara -guarda caso- iscritto a una associazione di nome “Arance di Natale”, è un’autentica festa…!), ma alcuni lo sono di più e sono quelli che posseggono camper piccoli, spartani, pratici ma scomodi, con portellone e cucina sul fianco destro. I loro proprietari, non avendo all’interno spazio (salottino, comode poltrone girevoli…), passano il tempo fuori, all’aperto, e pertanto sono ben visibili e ben disposti a chiacchierare (è ovvio che in ogni rapporto, compresi quegli associazionistici e di coppia, il “cemento” è dato dal dialogo ed è ancora ovvio che i chiacchieroni -come siamo noi- apprezzino i camperisti chiacchieroni!), mentre i fortunati possessori di motorhome se ne stanno chiusi all’interno, comodamente al caldo e davanti al televisore. Al termine dell’“Incontro” mia moglie, però, fu anche soddisfatta delle cose viste, mai prima conosciute in modo approfondito.

Sono almeno tre le cose notevoli visitate a Battaglia Terme (“battaglia di acque”?): il “Cataio”, i canali e il Museo Civico della Navigazione Fluviale. Il “Cataio” (“Ca’ del taio”? “Casa del canale”?) è un palazzo notevole, un po’ strano e speciale, la cui storia potete leggerla sulle guide turistiche e nei computer e cellulari. Di sicuro possiamo dire questo: che una cosa è leggerne la storia su un libro o un depliant illustrato e un’altra, completamente diversa, vedere il palazzo dal vivo, ascoltando una guida preparata, anche se l’esplorazione può divenire lunga e un poco pesante. Mentre lo scritto, per quanto preciso e curato, è sostanzialmente “muto” (per questo Socrate non volle scrivere nulla!), la visita guidata s’imprime senza sforzo nella memoria, sollecita sensazioni e domande e arricchisce di sicuro la cultura generale: in definitiva la differenza -secondo lo scrivente- è quella che passa tra vedere una torta e gustarla.

I canali di Battaglia Terme sono tre: due pensili: il “Canale Battaglia” (che proviene da Padova e che utilizza l’acqua del Bacchiglione) e il “Canale Bisato/Bisatto” (che proviene da Longare- Este- Monselice); terzo è il “Canale Vigenzone-Pontelongo”, che da Battaglia scende verso Chioggia e l’Adriatico. Percorrendo la statale 16 da Padova a Monselice si corre lungo i primi due canali, ma, se non ci si ferma, si pesta l’asfalto senza gustare nulla: non si sa quando furono costruiti (fine XII e inizi XIII sec.), da chi (Comune di Padova) e a quale scopo (trasporto di persone -tra le quali nei secoli anche F. Petrarca, M. Savonarola, G. Galilei, C. Goldoni- e trasporto di merci).

Prima della costruzione della “conca” (le “porte” che alzano o abbassano le barche di oltre 7 metri dal Canale Battaglia al Canale Rialto-Vigenzone e viceversa; anno di costruzione: 1923), il trasporto delle merci doveva essere fatto a mano o con animali. Noi la “conca” in battello l’abbiamo attraversata dal Vigenzone al Battaglia, ma prima abbiamo ammirato la rumorosa cascata d’acqua che cade dall’Arco di Mezzo (pare di essere sulle Dolomiti, invece siamo nella piatta pianura Veneta! Scrive Paolo Malaguti: “Fu come se il sipario si levasse. Certo, non si trattava di un sipario di velluto, ma di acciaio, di catene e argani, però la sostanza restava quella: stava arrivando al butà <l’apertura>. Avevano aperto le porte dell’Arco di Mezzo, e dal canale di Battaglia l’acqua, spumando tumultuosa, si riversava nel canale di sotto, alzandone il livello e creando un’onda di piena sulla quale i burci <i barcòn>, anche se carichi, avrebbero potuto muoversi fino ai canali e ai fiumi a valle, più ampi e profondi”; vedi Se l’acqua ride, Einaudi 2020, p. 24) e immaginato le molteplici attività sorte in loco nei secoli (molini, magli, segherie, la cartiera) e la vita frenetica della gente della navigazione fluviale, fatta di barcari, cavallanti, sabionari, mugnai, commercianti e di persone di passaggio d’ogni tipo.

Il Museo della Navigazione Fluviale, un po’ fuori mano, a sud del centro, in una costruzione adattata (ex macello) e piuttosto piccola, merita una visita paziente, lenta, cosa impossibile se intruppati in una comitiva numerosa. Racchiude barche, campioni di merci trasportate (sabbia, trachite, carbone, cereali e altro ancora), strumenti per la fabbricazione delle barche e innumerevoli oggetti della vita di bordo (vele, remi, eliche, botti, valigie, stufe e altro), tutti “documenti” di quella “cultura materiale” (come la chiamano gli storici francesi… anche questa però fior di cultura!), che ex barcaioli in pensione hanno raccolto con infinito amore e passione perché i loro figli, i loro nipoti e i visitatori sappiano quanto era affascinante, sviluppata e funzionale anche la vita di allora, spazzata via inesorabilmente dalle moderne autostrade e ferrovie, che tutto uniformano e di cui non si può più ora far senza.

In ogni “Incontro” non può mancare la “cena comunitaria”: momento “clou” di socializzazione e di degustazione delle specialità gastronomiche locali, che non mancano mai (tanti paesi, tanti ristoranti e altrettante specialità gastronomiche da non perdere… mamma mia!). Pertanto la sera i camper si trasferirono, attraversando incantevoli località e vigneti dei Colli Euganei, a Rovolon (ristorante “Al cacciatore”, ottima posizione, 20 km di strada), sistemandosi nel parcheggio per la notte. A cena allo scrivente piace arrivare ultimo (ed effettivamente arriva sempre ultimo… data la sua lentezza!) per occupare uno dei qualsiasi posti liberi e così per avventura sedersi vicino a soci sconosciuti: un modo per fare nuove conoscenza e nuove amicizie. Stavolta, infatti, conoscemmo, mia moglie ed io, una coppia di bergamaschi, giovani e simpaticissimi (Marina e Adolfo) e ci scambiammo impressioni, informazioni sui figli e sul ménage quotidiano. I presenti ricorderanno che, a un certo punto, Franco chiese un attimo di silenzio per dire che lui e Grazia erano in un tavolo con certi “Benito” e “Adolfo”: ci fu un applauso... non a Benito e ad Adolfo, ma -credo- alla capacità “resistenziale”, ben nota, di Franco e di Grazia.

Altra novità interessante il giorno dopo, domenica 17 ottobre. Così recitava il programma: “ritorno a Montegrotto Terme (16 km) e sistemazione nel parcheggio del Museo del Termalismo antico e del Territorio; il gruppo “A” visita il Museo e poi Villa Draghi, mentre il gruppo “B” prima visita Villa Draghi e poi il Museo”. Lo scrivente, essendo del gruppo “A” e dovendo rientrare a casa il più presto possibile, ha visitato solo il Museo del Termalismo, anche questa volta inizialmente con un certo sussiego (come se lui sapesse ovviamente già tutto!), ma poi rimanendo molto soddisfatto.

Il museo, aperto da pochi mesi, modernissimo e stimolante (talvolta lo spettatore può attivarsi e chiedere, pagando un piccolo ticket, per esempio, l’oracolo della Sibilla -che consiglio… tanto il responso è sempre positivo!), illustra il territorio degli Euganei e la storia delle terme e vi s’impara, grazie alle guide, molte cose interessanti, che provo ricordare. E’ noto che gli antichi romani utilizzavano già le terme euganee (secoli II a. C.-II d. C.), ma nel Museo sono ricostruiti luoghi e ville lussuose frutto delle ultime ricerche archeologiche; è anche noto che la zona è vulcanica, ma il Museo illustra la provenienza dell’acqua (dai Monti Lessini, dall’Altipiano dei Sette Comuni e dai Colli/Monti Berici, scorrendo a 3000 m di profondità, arricchendosi anno dopo anno di sali minerali e raggiungendo la temperatura di 87° c.); conoscevamo riproduzioni limitate e parziali della carta geografica Peutinger (la Tabula Peutinger, originaria forse del III-IV sec. d.C., di cui rimane soltanto una copia risalente al Medio Evo, studiata da Konrad Peutinger, umanista e antiquario tedesco di Augusta, XV-XVI sec., conservata a Vienna e altre due copie a Parigi e a Pola), ma nel Museo è riprodotta quasi per intero (8 m circa di lunghezza -mi pare) e puoi individuare i luoghi che più ti interessano. La Tavola descrive gli “itineraria” dalla Britannia all’Eufrate per i “camperisti” di allora con le distanze, i luoghi di sosta, i fiumi, i ponti, le montagne, i valichi e dove si poteva trovare del buon vino e un piatto di tartufi: nulla di nuovo sotto il sole!

Per finire è arrivato il momento di ricordare che l’organizzazione dell’“Incontro” è stato impegno, di non poco conto, di Francesca Cecchinato e di Riccardo Brotto, quei due simpaticissimi e infaticabili signori padovani, impegnati anche a mantenere i rapporti con Padre Mario dell’Ospedale di Ashotsk, che, dopo l’accurata organizzazione, erano preoccupati a chiedere venia se qualcosa non era riuscita perfetta e nei tempi programmati, girando tra i camper per scusarsi. Se ognuno di noi facesse qualcosa per “Arance di Natale”, come fatto da Francesca e Riccardo, l’associazione diventerebbe quasi una seconda famiglia, una “famiglia allargata”, qualcosa di più di un’ottima organizzazione dei nostri viaggi in camper.

Colceresa, novembre 2021

Benni

 

 

 

 

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